Ragazzi, questo è il mio primo articolo sul sito dei Road Eaters e vorrei iniziare nel migliore dei modi. Come fare se non pubblicando una stupenda storia riguardante la passione che accomuna noi tutti? Spero dedicherete 5 minuti alla lettura perchè vi assicuro che ne vale davvero la pena!
Guardavo i suoi occhi… mentre lei guardava le cifre del tachimetro, gli angoli di piega cosi assurdi per chi non è avvezzo a vivere la vita ad inclinazioni variabili, le accellerazioni da mozzare il respiro… guardavo la sua paura celata nel poter perdere qualcuno che, piano piano, magari cominciava a tenere a cuore…
In questi giorni, inaspettatamente, Ella si è immersa in questa vita dominata da questa passione così inspiegabile ed incomprensibile per chi non ama bagnarsi di vento… ha conosciuto la gioia dell’appartenere ad un gruppo di persone così diverse ma così uguali… il dolore del ricordo di chi non piega più insieme a noi su questa terra… e la consapevolezza della presenza costante di una variabile che porta la vita a potersi spegnere da un momento all’altro…
E’ difficile comprendere…
Per Lei è assurdo essere consapevoli di tanto pericolo e salire ugualmente in sella ogni giorno sfidando la Nera Signora incuranti dei suoi sguardi… sperando che la sua pazienza non sia ancora finita e che ci lasci giocare ancora un pò con i nostri draghi di fuoco e metallo…
Assurdo… si lo è… per Lei lo è eccome e la posso capire… ma vi è un errore di fondo…
Qui nessuno sfida quel nero mantello, nessuno balla sulla lama di quell’impietosa falce… anzi… la nostra consapevolezza ci porta solo ad essere preparati e consapevoli più di altri che questa vita, prima o poi, finirà… tutti ci auguriamo che sia in vecchiaia mentre guardiamo i nostri nipotini crescere e sbucciarsi le ginocchia con le minimoto… ma non è detto.. non è scritto…
Penso a noi mentre ci vestiamo per andare a lavorare, al bar, a prendere un gelato al lago o semplicemente a comprare il giornale dietro casa… penso a noi mentre indossiamo gusci semirigidi in plastica e leghe varie sulla schiena, mentre indossiamo giacche tecniche con protezioni omologate cee e testate dai piloti, mentre ci facciamo scivolare addosso quella pesante pelle o multistrato in cordura che ormai odora di traffico e smog, mentre ci caliamo sul capo caschi in fibre varie testati per resistere ad impatti inimmaginabili e calziamo guanti che anni fa non avrebbero sfigurato in un torneo medievale… eppur nemmeno così bardati ci sentiamo al sicuro… nemmeno così vestiti ci sentiamo invincibili…
Poi penso al classico automobilista che esce di casa, sale in macchina e, senza nemmeno degnarsi di guardare la cintura di sicurezza, s’immette in quella bolgia infernale che non sfigurerebbe paragonato ad un girone dantesco ch’è il traffico d’oggi, confidando nella lamiera che lo circonda, quasi fosse uno scudo impenetrabile… senza pensare nemmeno lontanamente che basterebbe un impatto ben assestato a soli 60km/h che la sua testolina passerebbe attraverso il parabbrezza seguita dal resto del corpo… direttamente in braccio a quella sinuosa ed incappucciata figura nera…
Ora chi è DAVVERO l’incoscente allora? Quando è l’ora è l’ora… c’è poco da fare lì… lo vediamo intorno a noi, a volte vicino, a volte lontano, ma è così… ma chi tra i due sfida davvero lo scintillìo di quella falce? Si dice che ogni volta che saliamo in sella ai nostri destrieri insieme a noi salgano pure angeli e diavoli… è vero…
Rappresentano quel dualismo che rende questo modo di vivere così denso di emozioni che a volte il cuore pare voler saltar via dal petto e mettersi a correre… ad urlare… diavoli che girano quel polso in maniera a volte irrazionale e violenta che lo schizzo di adrenalina arriva dritto al cervello senza passare dal via, lasciandoti poi i tremori per lunghissimi ed interminabili minuti. Che ti spingono a piegare quel tanto che basta da far diventare bianche le mani e diventare tutt’uno con la nostra passione… la nostra vita… tanto da pensare di averlo sfiorato quel limite, di aver scosso quel mantello con il nostro passaggio radente, ed angeli che portano il volto e la voce di chi non è più con noi, dei nostri affetti, delle nostre paure ed esperienze costruite sulle ossa rotte, angeli che ti accarezzano quel polso che torna a colorarsi e lascia andare la manetta quel tanto che basta per godere senza infastidire la mitologica creatura perennemente celata dall’ombra della paura…
Pazzi?
A volte, forse, ma gli anni, i kilometri e quelle risate che non sentiremo più ci fanno crescere più di quasiasi schiaffo o cinghiata presa in gioventù… eppure “gli altri” non ci capiscono… essere Motociclisti è pericoloso, si muore, ma chi ve lo fa fare?
Poi ci trovate i WeekEnd in quache strada di campagna sperduta tra i monti, seduti su un muretto con la sigaretta che si consuma lenta all’angolo delle labbra, con lo sguardo perso all’orizzonte e una mano che inconsciamente segue le sinuose linee del serbatoio o dell’affilato cupolino, colorati come farfalle, bardati come antichi cavalieri, da soli o in sfavillanti sfilate di scintille e riflessi, con il saluto sempre pronto anche se chi incroci non l’hai mai visto e mai più lo rivedrai.
Poi ci vedete seduti intorno ad un tavolo di trattoria o stesi su un prato vicino ad un lago, con le nostre belle in vista, rigorosamente in vista, che facciamo baldoria, ridiamo, mangiamo e beviamo tra noi come se fossimo nati tutti lo stresso giorno, dallo stesso grembo… tutti delle medesima classe sociale, estrazione e famiglia… ma come potreste credere che magari ci si è semplicemente trovati sulla stessa strada senza essersi mai visti o parlati prima?
Ci crederebbero?
Mai! Ma in moto si muore… è vero… capita… ma quanta Vita è capace di regalarci questa passione?
Il papà di uno di noi che ora non c’è più… il papà di un Angelo con il #24 sul cupolino e nel cuore ci ha definiti così: “…Mi aveva tanto parlato di voi, ma a dire il vero non lo avevo mai ascoltato più di tanto, ma essendo un gran “capoccione” me li ha voluti far conoscere uno ad uno,questi ragazzi meravigliosi da abbracciare e baciare come figli propri, immersi in quelle loro tute di pelle, con i loro tatuaggi, con i loro caschi dai colori sgargianti, tutti veri DURI! Gente che su strada non abbassa mai lo sguardo.
Provate però ad alzare loro quelle visiere scure da marziani e troverete occhi splendidi, puliti, gonfi di quelle lacrime vere in cui puoi annegare ed arrivare fino in fondo alla loro anima per vedere com’è candida, occhi che solo la gioventù più sana può avere. Provate poi a togliergli quelle tute e troverete al loro interno dei bambinoni innamorati della vita, delle scorribande, dei week-end a bistecche e salsicce, ma ancora tanto bisognosi di un padre o di una madre che li prenda per mano quando la sorte inizia a giocare così duro….”
…si, è vero.. in moto si muore, capita… può capitare ad ognuno di noi, ci si fa male, tanto male, ma quanta vita si trasforma in ricordi bellissimi, in attimi eterni, in risate così fragorose da far tornare il sole anche in una fredda e piovosa giornata di novembre?
Parlate con ognuno di noi… fatevi raccontare un giro, un aneddoto, una curva, e perdetevi in quello sguardo che comincia a scintillare come quello di un bimbo che scopre la vita per la prima volta, nelle risate, nel sorriso che, spontaneo, stira gli angoli del viso e distende la fronte…
Parlate con ognuno di noi… e chiedetegli cosa sarebbe di lui se un giorno dovesse rinunciare a questa passione, e preparatevi a sentire l’urlo del silenzio, e a vedere quello sguardo di bimbo diventare lo sguardo di un marinaio costretto a vivere a terra con il mare in vista… di un pilota che guarda il cielo ancorato a terra…
Già.. in moto si muore… ma ora credete di poterci capire?
Non credo, non ancora. Chiedete allora di portarvi ad un raduno, ad una scampagnata… bagnatevi di pioggia scrosciante che penetra fino alla biancheria intima, che vi entra nelle ossa. Lasciate che il freddo vi punga fino a farvi lacrimare, lasciate che il sole tenti di liquefarvi mentre indossate l’immancabile giacca tecnica… o semplicemente provate a chiedergli di fermarsi così, senza nessun motivo apparente per strada accostandosi al ciglio per stupirvi di quanti (automobilisti) non vi degneranno di uno sguardo e quanti (motociclisti) si fermeranno per offrirvi aiuto, compagnia, un semplice passaggio al più vicino distributore anche se esso si trovi a svariati km
Fatelo e allora, solo allora arriverete a sfiorare l’essenza di essere Motociclista.
In moto si muore, è vero… ma non esiste modo migliore per vivere il tempo che ci è concesso, e se ancora non lo avete capito beh, lasciate perdere, non lo capirete mai… ma se un domani mentre andrete al mare con la vostra famiglia automobilisticamente corretta dovesse sopraggiungere uno di Noi e vedreste vostro figlio girarsi di scatto e salutare sbracciando come un pazzo rinunciate a capire anche lui… lui che nella sua incoscenza vede in Noi quella scintilla che voi non siete stati capaci di scorgere… e se il Motociclista ricambiarà il saluto… beh… non c’è nulla di strano sapete?
Tra Angeli in terra ci si saluta sempre… ma questo, chi ha perso le ali, non lo ricorda…
(tratto da:Motociclisti. Strana, meravigliosa gente…)
1 Commento a questo articolo
Complimenti…veramente molto bella e significativa, e commovente!
Come si chiama il tuo pusher???..si vede che ha roba buona!! :)) Ciaoooo… dai su “pensa alla salute!!”
Bel racconto. Il perchè d’essere motociclista.
Molto bello, a tratti anche commovente.
qualcuno mi chiese:
-perchè, i motociclisti sono capaci di commuoversi?…
-ebbene si, più di quanto voi immaginiate.
“Tra Angeli in terra ci si saluta sempre… ma questo, chi ha perso le ali, non lo ricorda…”
Parole bellissime e significative le tue, che colgono gli aspetti più profondi dell’essere un motociclista,non solo un “pilota”.
Noi che viviamo in bìlico tra Vita e Morte, tra una curva e l’altra. La gente ci indica con un dito, ci dicono che sfidiamo la sorte o i nostri livelli di incoscienza.Ma cos’è la vita se non una continua sfida con se stessi?
Bello….Bello….Bello….
Mi hai fatto bagnare il sottocasco di lacrime… questo e’ il reale spirito motociclistico, stella polare del credo roadetaristico. Grazie.
“Noi che viviamo in bìlico tra Vita e Morte, tra una curva e l’altra” , Milena sei una motociclista ?
Specifica .. specifica … moto, tuta , città … dai su …. dicci di piu’… 🙂
Sempre e solo Road Eaters.
VERO, VERO, VERO, VERO!!!!!!
Mi permetto di aggiungere: “IF YOU DON’T RIDE…YOU DON’T KNOW!!!!”
Complimenti Nevrò!!!
Sono senza fiato,un vero capolavoro.
…bene riecco la storia di nuovo OnLine per farla leggere e poter far sognare un po tutti i lettori. Ciao.
Bel racconto.
…citiamo anche l’autore? Così… tanto per… 😉
Ciao Icybiker , sei tu l’autore ?
Non sapendo il Nick o il nome dell’autore ci siamo limitati a scrivere “titolo” (tratto da:Motociclisti. Strana, meravigliosa gente…)… spero non te la prenderai?
Se sei tu l’autore, complimenti, è una storia che tocca chi più e chi meno l’animo di noi tutti.
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