La ricerca della massima prestazione in ambito sportivo ha spinto ad affrontare un problema che nasce in relazione alle violente decelerazioni che si hanno sulle motociclette da competizione quando al termine di un tratto rettilineo di circuito il pilota comincia a preparare l’ingresso in curva.
Tipicamente durante questa fase alla vigorosa frenata viene associata la chiusura del comando del gas, con relativa riduzione del regime di rotazione del motore, e la scalata di una o più marce, di conseguenza al momento del reinnesto della frizione la ruota posteriore, condotta per inerzia dalla forza di attrito con la strada, gira ad una velocità angolare superiore a quella che si otterrebbe moltiplicando il regime di rotazione del motore per il rapporto di trasmissione totale e quindi tende a trascinare il propulsore aumentandone la velocità angolare.
Questo fenomeno presenta due sostanziali effetti negativi: il regime di rotazione del motore può essere accelerato fino al “fuorigiri”, cioè oltre il regime di rotazione massimo previsto, con possibili danni alla meccanica, inoltre, poiché il propulsore oppone una coppia resistente a quella che tende ad accelerarlo, dovuta ovviamente alla pressione dei gas nelle camere di combustione e ai suoi attriti interni, vista anche la riduzione della forza normale agente sull’asse posteriore causata dal trasferimento di carico in frenata, la ruota posteriore non riesce a mantenere aderenza con l’asfalto e comincia a slittare compromettendo il corretto assetto del veicolo e rendendo, quindi, più difficoltoso l’inserimento in curva.
Quest’ ultimo fenomeno, considerando anche una certa tendenza all’innesco di pendolamenti del retrotreno, viene detto “saltellamento” della ruota posteriore.
Il sistema in esame ha il compito di intervenire in questi frangenti per eliminare o ridurre la coppia retrograda trasferita al motore salvaguardandone l’integrità meccanica e, contemporaneamente, permettendo al retrotreno di mantenere aderenza e contatto con l’asfalto.
Questo dispositivo è costituito da una normale frizione multidisco a secco con il tamburo diviso in due parti che hanno movimento relativo rototraslatorio.
L’elemento solidale torsionalmente ai dischi condotti (tamburo) porta dei perni che in presenza di una rotazione relativa, causata dalla coppia inversa, scorrono sui piani inclinati ricavati sull’altro corpo (flangia) provocando l’allontanamento in senso assiale delle due parti.
Superata una certa rotazione relativa il tamburo urta assialmente lo spingidisco e lo allontana dalla flangia, in questo modo è possibile disaccoppiare i dischi d’attrito in modo da limitare gli effetti della coppia retrograda.
Riassumendo in poche parole: La frizione antisaltellamento, riesce a modulare la fase di riattacco della frizione, riuscendo a limitare l’eccesso di coppia frenante tramite uno slittamento controllato dei dischi.
1 Commento a questo articolo
Fede, sempre puntuale e perfetto…
Leggi Ducatista, leggi…
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