Fino ad ora tutto procede bene, abbiamo iniziato a risistemare i pezzi originali, riparati e riverniciati. Controllato i cablaggi e sostituito le parti ossidate o mangiate dal tempo.
A breve, si inizia il rimontaggio del cuore pulsante di questa belva !!! 🙂 Yeah !!!
Come da copione, questa domenica abbiamo fatto visita all’Eremo di San Bartolomeo in Legio, un eremo che si trova nei pressi del comune di Roccamorice vicino alla Majella e vicino ad un altro eremo, quello di Santo Spirito. L’eremo è stato costruito prima del XI secolo e restaurato da Pietro dal Morrone il futuro papa Celestino V intorno al 1250 che si stabili li per circa due anni.
Attraversata Roccamorice, si prosegue per l’unica stradina che porta fuori dal paese per circa 4 Km, si attraversa una stradina brecciata e si lasciano i mezzi ai piedi di una ripida salita, è l’inizio di un meraviglioso viaggio. Muniti di aspirito di avventura e di un buon paio di scarpe da ginnastica, iniziamo il nostro percorso verso la meta, che ci vede attraversare da prima strade boschive, con percorsi fangosi,brecciati e scoscesi , poi una vasta pianura dominata da un’immensità di felci a mezza altezza e successivamente una distesa pietrosa che porta verso l’eremo. Tutto questo incastonato in un paesaggio montuoso con aria pura e fresca. Semplicemete bessillimo, sembra di essere in un altro continente. Dopo una passeggiata di circa 30-40 minuti chiacchierando e osservando il mondo che ci circonda, arriviamo nelle prossimità dellìeremo ed intravediamo una specie di buca che scende verso l’interno del costone roccioso, è l’ingresso verso la chiesetta.
Domenica 7 appena passata, è stata la giornata di un bel evento tenutosi a Lucera (FG), dove Olimpia ed io ci siamo ritrovati “per caso”. Passeggiando per le vie della città, dopo aver percorso a piedi le rovine del castello di Federico II di Svevia, ci salta subito agli occhi ma principalmente alle orecchie, il rombo ed i colori provevienti da una piazza. .
Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta che il Coordinamento Italiano Motociclisti ha redatto sul tema inerente i controlli del C.F.S. (Corpo Forestale dello Stato) sulle strade dell’Appennino tosco-romagnolo.
La lettera è stata inviata ai Prefetti ed ai Presidenti delle Provincie di Firenze, Arezzo e Forlì-Cesena, ai Sindaci dei Comuni di Bagno di Romagna, Santa Sofia, Premilcuore, Portico – San Benedetto, Tredozio, Chiusi della Verna, Bibbiena, Poppi, Stia, Pratovecchio, Londa, San Godenzo, al Presidente del Parco Nazionale della Foreste Casentinesi e ad Ascom, Confesercenti, Cna, Confartigianato delle sopracitate provincie, la lettera viene trasmessa per conoscenza anche al Comando Corpo Forestale dello Stato Comando Provinciale di Arezzo.
Tra luglio ed agosto scorsi, il Comando di Arezzo del Corpo Forestale dello Stato ha messo in atto ciò che aveva annunciato presentando, qualche tempo fa, il proprio progetto denominato ‘Defend Life’, ovvero controlli a tappeto sui motociclisti in transito sui passi dell’Appennino toscoromagnolo. Il problema esiste: Viamaggio, Spino, Calla, Muraglione, sono purtroppo passi frequentati anche da motociclisti che scambiano la strada per una pista, mettendo a repentaglio non solo la propria sicurezza, ma anche quella degli altri utenti della strada. Riteniamo, però, che il Comando del C.F.S., nell’attivare queste azioni di controllo, si sia forse fatto fuorviare da un pregiudizio nei confronti di tutti i motociclisti in transito su quelle strade, giungendo così ad utilizzare metodi ed atteggiamenti che gli utenti fermati hanno percepito quantomeno come ‘poco ortodossi’, e che in qualche caso sono apparsi come veri e propri trabocchetti.
Ci è stato infatti comunicato che è stata utilizzata un’auto senza contrassegni e dotata di telecamera che, salendo ad un velocità di gran lunga inferiore al limite stabilito per quel tratto, tendeva ad incentivare tutti i motociclisti, e non solo chi correva, a sorpassarla anche nelle vicinanze delle curve. Se questa notizia fosse confermata, riteniamo sia un sistema inaccettabile. Questo avveniva Sabato 28 luglio sulla statale della Calla e sabato 25 agosto su quella del Muraglione, in questo modo, sono state ritirate molte patenti. Un motociclista, che nei trentaquattro anni precedenti mai aveva avuto una sanzione, ha rotto il silenzio denunciando, su un quotidiano locale, che l’auto civetta utilizzata sul Passo della Calla andava “di proposito talmente piano da mettere i motociclisti nelle condizioni di sorpassare e quindi essere sanzionati”. La stessa percezione è stata decisamente confermata anche da motociclisti, cittadini ed operatori economici appositamente contattati dai responsabili della sezione emiliano-romagnola dello scrivente Coordinamento.
Il rispetto del C.d.S. e dei suoi limiti è importante, come è importante potere vedere nelle Forze dell’Ordine dei tutori che sappiano agire con correttezza ed equilibrio, mostrando a loro volta rispetto ai cittadini. Ma se si arriva a creare artificiosamente delle situazioni in cui si viene indotti a commettere delle infrazioni, al mero fine di elevare un gran numero di contravvenzioni, si finisce con il deteriorare, se non distruggere, il rapporto di fiducia che deve esistere tra cittadini e amministrazione pubblica.
Il Coordinamento Italiano Motociclisti chiede con forza alle Forze politiche e sociali, alle Pubbliche Amministrazioni locali, agli Enti proprietari delle strade, alle Forze dell’Ordine, di aprire gli occhi e di stabilire limiti e divieti comprensibili ed accettabili, nonché metodi di controllo non punitivi per quegli utenti che sulla strada usano il buon senso.
Il mototurismo è una grande ricchezza del nostro Paese. Vessare chi si muove con mezzi propri, chi porta ricchezza, sviluppo e occupazione in aree altrimenti ben poco frequentate ed abitate, non si deve sentire additato come un lanzichenecco di fronte a grida di manzoniana memoria, bensì accolto da regole chiare ed intelligenti, e da fermezza nel farle rispettare. E deve avere la certezza che le Forze dell’Ordine abbiano la capacità di riconoscere e fermare chi non usa il buon senso ed è un pericolo per gli altri.
Questo non ci pare sia, purtroppo, il risultato delle operazioni ‘Defend Life’ condotte con questi metodi. A meno che l’obiettivo non sia un altro, quello di ridurre considerevolmente ed indiscriminatamente il numero dei veicoli a motore sull’Appennino. Ma, se così fosse, ci chiediamo chi si sia arrogato il potere di prendere questa decisione e se tale scelta sia condivisa dalle Istituzioni e dagli Enti Locali, così come ci chiediamo se le rappresentanze delle imprese, turistiche, commerciali ed artigiane del nostro Appennino, siano concordi nel veder scomparire fatturati e posti di lavoro assicurati da centinaia di mototuristi che, ovviamente, si cercheranno nuove mete o cercheranno di dimenticare la passione per la motocicletta.
Distinti saluti
Coordinamento Italiano Motociclisti
Il Presidente
Marco Polli
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